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PARTITO LIBERALE TEDESCO
(Freiheitspartei Deutschlands, Fdp). Formazione
nata nella Germania occidentale dopo la Seconda guerra mondiale ma erede
di una più antica tradizione. Nella prima metà dell'Ottocento
si svilupparono negli stati tedeschi movimenti e partiti liberali, che rappresentavano
gli interessi della nascente borghesia. Fin dalle sue origini: il liberalismo
tedesco fu indebolito da divisioni interne che diedero vita a due schieramenti
principali: il raggruppamento di destra, difensore degli interessi economici
capitalistici e fautore di uno stato forte e ostile nei confronti del movimento
operaio e socialista, e quello di sinistra, aperto al confronto con la classe
operaia e disponibile alle riforme. Dopo l'unificazione a opera di Bismarck
i liberali, pur potendo introdurre profonde trasformazioni sociali e legislative,
rimasero sottomessi all'apparato statale prussiano e al suo nucleo conservatore.
Dopo la caduta dell'impero (1918), sostennero in parte il peso delle istituzioni
repubblicane, anche se non riuscirono a consolidarle in modo adeguato. Soprattutto
i ceti medi inferiori, ai quali i liberali attingevano i loro voti, aderirono
al nazionalsocialismo. Il liberalismo risorse dopo il 1945, attuando una
politica economica favorevole agli interessi industriali. Pur se numericamente
debole, il partito liberale detenne un ruolo politico decisivo. Nel 1949
aderì alla coalizione guidata da K. Adenauer (Cdu) per formare il
primo governo della Germania federale, di cui espresse, con Thomas Heuss
(1884-1963) anche il primo capo dello stato. In seguito decisivo fu il suo
appoggio al governo del socialdemocratico Helmut Schmidt (1974) nel quale
il ministro degli Esteri liberale Walter Genscher proseguì senza
esitazioni la politica di apertura verso i paesi dell'est europeo avviata
da Willy Brandt, contribuendo poi (rovesciata l'alleanza nel 1982 per formare
un governo col cristiano-democratico Helmut Kohl) al successo della riunificazione
tedesca (1991).
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